La storia della maglieria

Le origini della maglia possono essere ricondotte già al neolitico, quando l’uomo usava le dita per intrecciare le fibre naturali.
Di maglia erano gli abiti sacerdotali scolpiti o dipinti nelle tombe egiziane, i costumi delle ragazze romane raffigurate nei mosaici e le corazze metalliche di gladiatori e legionari. Esiste anche una statua greca del IV secolo A.C., conservata nel museo del Partenone di Atene, che sembra indossi un maglione come quello dei nostri tempi. L’opera in questione prende il nome di Kore n.670.

La nascita del telaio

Nonostante l’aver trovato molti reperti soprattutto nell’area medio-orientale fa propendere gli studiosi per una origine indoeuropea del lavoro a maglia, i pionieri della maglieria nel nostro continente furono gli inglesi: il verbo to knit (fare la maglia) è apparso per la prima volta in una pubblicazione del 1530 con il patrocinio di Enrico VIII. E sarà proprio un inglese, William Lee, nella metà dei Seicento, ad inventare il primo telaio da maglieria. Tuttavia la regina Elisabetta I si oppose fortemente all’utilizzo di questo macchinario, poiché temeva che potesse spazzare via l’artigianato.

Nonostante questo alla fine del Seicento si contano numerose macchine da maglieria in Inghilterra, tanto che alcuni francesi vi giunsero appositamente per copiare e ricostruire il modello. Joseph-Marie Jacquard riuscì a perfezionarla inserendo la possibilità di utilizzare più colori contemporaneamente.
Jacquard divenne famoso, tanto che il suo nome tutt’oggi, sta ad indicare non solo il suo modello di macchina, ma anche i punti a più colori lavorati a mano.

Il processo di innovazione delle macchine sarà costretto a rallentare nel 1800 a causa delle proteste dei lavoratori che videro ridurre la quantità di lavoro; ciò nonostante William Cotton riuscì a brevettare proprio in quegli anni macchine capaci di realizzare automaticamente sia maglie calate che a costa, inoltre in Francia si avviò la produzione di capi tubolari.

La maglieria moderna

Durante il XIX secolo la maglieria non viene più utilizzata solo come underwear, ma si afferma soprattutto in ambito sportivo; questo perché la comodità diventa una della caratteristiche dell’abbigliamento di quegli anni.
La pioniera di questo cambiamento fu Coco Chanel, la quale convertì i tessuti in maglia prima utilizzati per l’intimo uomo, in abiti femminili, destinati a segnare lo storia del mondo della moda: il modello che propone la stilista è quello di una donna moderna, indipendente ed ambiziosa, non più vittima di corsetti o crinolina.

Promotrice della maglieria a livello internazionale fu anche la contemporanea Elsa Schiapparelli, la quale, oltre ai capi realizzati interamente in maglia, inventò effetti di disegno attraverso due fili di colore diverso.

Il made in italy nel mondo

Gli anni Trenta videro l’affermazione della maglieria Made in Italy nel mondo.
In quel periodo la zona di Carpi e della Romagna, in seguito alla crisi dei cappelli di paglia, ha dovuto riconvertire la sua produzione; oggi la zona è conosciuta in tutto il mondo come una patria della filatura mondiale.
In quegli anni l’Italia ebbe l’abilità di affermarsi a livello internazionale perché riuscì a sfruttare le innovazioni tecnologiche e approfittare dei compratori americani, sviluppando un prodotto che si distingueva dal resto del mercato.

Negli anni Quaranta la produzione magliaia subirà un calo della produzione a causa della scarsità delle materie prime dovuta alla guerra, inoltre i macchinari non erano tarati per la realizzazione di capi che non fossero intimo.

La maglieria protagonista

Si dovranno attendere gli anni Sessanta per vedere la maglieria come protagonista della moda: combinazioni di punti e colori, cashmere, capi maxi.
Nasce in quegli anni Benetton, quando uno dei fratelli, Luciano, decide di realizzare maglioni ispirati a quelli scozzesi. Inizialmente erano solo 5 modelli di capi realizzati in 36 colori.

Il successivo ventennio rende la maglia un capo glamour, attraverso cui gli stilisti danno sfogo alla loro creatività con ricami, lustrini e applicazioni varie. Inoltre l’Italia non solo si afferma come uno dei maggiori esportatori di maglieria, ma si dimostra al passo con i tempi per quanto riguarda l’innovazione tecnologica che porta meno supervisione durante la lavorazione, meno manodopera, l’avvento di alcuni software che permettono di memorizzare sulla macchina i pattern di punti e le calature del capo.

Oggi il capo in maglia è un trend che appare in tutte le collezioni, da quelle dei brand di lusso a quelli più economici, e non solo sotto forma di cappotto o maglione, ma anche borse o scarpe, prendendo il posto di materiali come la pelle.
In bilico tra passato e futuro, sta prendendo piede sempre più il “fatto a mano”, quindi non più pezzi fatti in serie, ma unici. In un momento dove la globalizzazione sta invadendo le nostre vite, l’artigianato può costituire un valore aziendale di cui farsi vanto.

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